LA STORIA FINTA, CADIOLI. RIASSUNTO

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Proseguendo nel riassunto, arriviamo al capitolo Uno.

 

CAPITOLO 1

 

Nel 1796 in “Piano di Studj”, Foscolo fece un elenco dettagliato di autori che, per forza, dovevano essere letti durante la vita per ritenersi Educati dalla lettura. Non solo grandi autori del passato, quali Tacito, Omero, Locke, Rosseau ma anche contemporanei quali Gothe, Fielding, Monti, Young ed altri. Si scoprì che nella sua lista mancavano assolutamente autori di commedie. Si suppone, perciò, che Foscolo non ritenesse la commedia un genere educativo. Non si verifica l’interazione commedia- romanzo. Ciò non significa che Foscolo non conoscesse il teatro.

Foscolo era un autore che metteva al margine le vicende avventurose, mentre dava grande importanza alle passioni. Questo perché era questo aspetto dei romanzi a cullare e coinvolgere il lettore.

La grandezza del romanzo, per Foscolo, risiedeva perciò negli effetti che esso produceva nel lettore, ciò che veniva messo in azione. Lo stesso Ortis è emblema di ciò: un romanzo fortemente passionale che parla di amori drammatici.

Resta di fatto che l’Ortis fu una rivisitazione e un insieme di micro sequenze che citavano altri testi o altri autori già famosi. (Cadioli fa un breve excursus sulla storia della pubblicazione di Jacopos Ortis ).

Di Benedetto, analizzando il frammento di dialogo con l’amico Diogene nella riscrittura dell’Ortis, vide in Foscolo ben poca fiducia nel lettore, una sfiducia verso il pubblico. E’ come se Foscolo sentisse che non c’è motivo per cuoi scrivere, perché sente che non esiste un destinatario.

Il modello perfetto di lettore dell’Ortis, dice Foscolo, è lo stesso Lorenzo Ardeani che è un “capace custode dell’esperienza luttuosa di Jacopo e capace per cui di rendergli virtù”.

Foscolo, in un periodo non databile, spiegò anche che i termini più antichi potevano essere utilizzati anche nel romanzo e che, questo, quale che fosse, poteva essere un libro utile a chi dotto non era. Foscolo riteneva che il pubblico dei romanzi era individuabile tra i letterati e gli idioti, e doveva essere istruito loro malgrado appassionandolo e dilettandolo. Il romanzo, per Foscolo, dipinge opinioni, usi e fisionomia della gente che non possono essere altrimenti sempre vedute. E’ così che il romanzieri dipinge le famiglie e i loro casi, che racconta le nazioni. Foscolo disse che il romanzo “insegna la morale a quella classe di gente che serve al governo ed indirettamente comanda la plebe: sola classe di gente che ha d’uopo morale per bene della società, perché i governi non hanno per unica legge che la Ragione di Stato e la plebe Le supreme necessità della vita”.

Foscolo auspicava altamente, denigrando i libretti illeggibili scritti da “scrittori” privi di ritmo e passione e pieni di parole più che pensieri, che i romanzi trasmettessero al pubblico non letterato un pensiero che fosse morale o filosofico. Lo scrittore diventava così “autore filosofo di romanzi”. L’Ortis, con la sua vera civile e politica per l’amore di patria, può essere ricondotta a questa teoria della riflessione del lettore, e alla sua istruzione in questo senso. Ma l’Ortis non fu scritto per i nuovi lettori ma i lettori lo elessero come romanzo che appassionava, istruiva e dilettava. Da qui la sua grande fama e il grande successo.

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